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15/05/2007

"Fuori i partiti dalla Rai, la Gentiloni va rivista"

Lo chiedono Roberto Natale e Vittorio Roidi sul forum di Articolo21

"Basta con il parlamentino, basta con il diritto di nomina e d'intervento del governo: di qualsiasi governo, di qualunque colore. Il centrosinistra aveva detto cose molto chiare al riguardo nella scorsa legislatura, quando l'allora opposizione condivideva le proteste e le proposte del sindacato dei giornalisti. Se ne ricorderà, ora che è maggioranza e siede a Palazzo Chigi?".
Così Roberto Natale, già segretario nazionale dell'Usigrai, a proposito delle ultime vicende Rai. E anche Vittorio Roidi, segretario dell'Ordine nazionale dei giornalisti, sostiene che "la speranza è che il nuovo temporale si concluda con una presa di distanza da parte della politica e con una 'liberazione' delle trasmissioni di informazione". Entrambi sono intervenuti – con distinti contributi - al forum di Articolo21 sul tema Rai e inseriti nell'home page del sito web.
Senza bocciare del tutto le linee guida per la riforma proposta dal ministro Gentiloni, Natale ne evidenzia tuttavia i punti deboli: "...è matematico che il sistema di voto a maggioranza qualificata affidato alle sole Camere produca l'effetto di un accordo ferreo fra i maggiori partiti delle due coalizioni: tu voti i miei, io voto i tuoi, e il Consiglio della Fondazione diventerà un parlamentino con i sette fiduciari delle forze politiche più rilevanti. Non troppo dissimile dal Cda a nove voluto dalla pessima legge Gasparri". Per l'ex segtretario dell'Usigrai, "se l'obiettivo è - come le linee-guida di Gentiloni ripetutamente affermano - garantire il massimo di autonomia dai partiti, dalle maggioranze e dalle opposizioni, bisogna osare di più...". E dopo aver ribadito la necessità di una netta scissione fra la Rai e gli interessi partitici, Natale a tal proposito mostra anche una perplessità: "Non sarà facile arrivarci, perché la Gasparri è una legge 'tentatrice': alla maggioranza di turno riserva sei posti (i cinque del Cda e la casella importantissima del direttore generale), e forse più d'uno, fra i molti partiti grandi e piccoli del centrosinistra, sta pensando in silenzio che una sua nuova applicazione non sarebbe poi così negativa. Ma sarebbe un calcolo disastroso: fatto sulla pelle della Rai, e contro un movimento d'opinione sempre più vasto che ai partiti chiede di non debordare più".
Il medesimo concetto viene ripreso e ampiamente ribadito da Vittorio Roidi: "Da anni si chiede che i partiti mollino la presa e che all'azienda sia data una vera autonomia gestionale e culturale. La speranza è che il nuovo temporale si concluda con una presa di distanza da parte della politica e con una 'liberazione' delle trasmissioni di informazione".
A pochi giorni dal voto per il rinnovo dei vertici dell'Ordine, Roidi ricorda il ruolo che spetta allo stesso in rapporto al sistema radiotelevisivo: "Può dire la sua anche l'organizzazione dei giornalisti, su questa faccenda. L'Ordine infatti, del quale fra una settimana vengono rinnovati i vertici nazionali e regionali detiene per legge la rappresentanza degli operatori del settore. Cosa potrà fare? Strillare forte e difendere i propri iscritti dallo strapotere della politica, oltre che dall'arroganza degli editori".

Agi
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