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10/06/2007

Serventi Longhi: "Pronti alla disobbedienza civile"

Chiuso il Forum di Gubbio. Cgil, Cisl, Uil e Ugl: "Manifestazione insieme prima dell'estate"

"La contrattazione collettiva è un interesse nazionale, lo è per tutti i lavoratori. Far credere per assecondare o ricevere i favori di chi oggi è in grado di avere la mano libera sugli orientamenti di fondo dei giornali e televisioni, che queste ragioni siano inattuali o sorpassate, antimoderne, è profondamente sbagliato e significa condurre la politica, la civiltà del paese indietro e non in avanti. Il nostro impegno sul terreno del contratto dal quale non cediamo di un millimetro - gli editori se lo mettano bene in testa, non rinunceremo a fare il contratto, non rinunceremo al contratto che abbiamo - non cederemo per fare il contratto sapendo però che 800 e passa giorni senza, sono un grave problema sono un problema di tenuta, di coesione sociale, responsabilità sono un problema di legalità, anche costituzionale". Lo ha detto Franco Siddi presidente deella Federazione Nazionale della Stampa, chiudendo a Gubbio il VI Forum dell'Informazione. Siddi ha accolto la proposta che è stata avanzata dai sindacati di fare una grande manifestazione comune che "porterò in giunta già mercoledì al segretario Serventi Longhi, perchè questa grande iniziativa si possa fare prima delle ferie, entro il 10 luglio". Siddi ha ribadito che uscire oggi da Gubbio con l'impegno di fare una grande iniziativa popolare sui contratti è importante; "parte sì dal contratto dei giornalisti, ma riguarda - ha detto Siddi - tutti i temi del lavoro che abbiamo messo al centro di questa due giorni: lavoro nero, lavoro precario". Di questo lavoro - ha continuato - "dobbiamo riuscire a parlarne più sui giornali, in particolare sul servizio pubblico, poichè altrimenti pubblico non sarebbe". Ha ribadito che i media debbono dare accesso alle idee. Siddi ha lamentato che solo il 52 per cento degli italiani ha accesso ad Internet e che quindi non ha accesso all'informazione. Si è soffermato sul digitale, i sistemi integrati, le frequenze "che sono - ha detto rivolgendosi al ministro Gentiloni - un patrimonio dello Stato, quindi non si regalano; adesso che si passa al digitale si faccia in fretta il piano sulle frequenze e si consenta l'uso, nell'interesse nazionale dello Stato, della democrazia, del Paese".
 
"Entro giugno il ddl di riforma organica dell'editoria verrà sottoposto al Consiglio dei Ministri". A confermarlo è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega all'editoria, Ricardo Franco Levi. Levi ha approfittato dell'occasione per smentire la polemica suscitata dal suo predecessore alla guida del settore nel II e III governo Berlusconi, Paolo Bonaiuti, secondo il quale ci si appresterebbe a sopprimere il Dipartimento editoria di Palazzo Chigi: "E' una polemica senza fondamento - ha detto -. Parte dal presupposto che ci disporremo a cancellare i contributi pubblici sull'editoria e siccome la premessa è sbagliata, la polemica è senza fondamento". Levi ha poi aggiunto di augurarsi che le parole di Bonaiuti non siano il segno di un sottrarsi dell'opposizione al confronto bipartisan che ha sempre caratterizzato i provvedimenti sull'editoria.
Il disegno di legge, preceduto da una "consultazione senza precedenti", si propone di avviare "un processo di aggiornamento del mondo dell'editoria di fronte allo sconvolgimento tecnologico intervenuto". Si tratta di una legislazione che si è sovrapposta in 60 anni e, ha proseguito Levi, "vogliamo mettere ordine, non sconvolgere". Al fondo, ha detto Levi, la consapevolezza del "prevalere dei contenuti sui mezzi". Il proposito è quello di "sostenere l'innovazione, gli investimenti, la qualificazione e la riqualificazione dei giornalisti". E qui torna il tema del contratto dei giornalisti: "Il settore è di fronte a grandi cambiamenti che stanno sotto anche al rinnovo del contratto di lavoro. La legge sull'editoria parte anche da qui". Il sottosegretario ha poi citato alcuni dei temi su cui è già avvenuta una maturazione: sui contributi ai giornali di partito, ha detto, il riferimento sarà a quelli espressione di gruppi parlamentari rappresentati in Parlamento. Per le cooperative '"stringeremo i bulloni perchè siano destinatarie dei contributi le vere cooperative di giornalisti".

Tra le proposte avanzate anche quella di una azione di Pubblicità Progresso, che faccia crescere la cultura della legalità e della sicurezza nel lavoro; quindi meno precarietà, rispetto delle regole, con un impegno della Presidenza del Consiglio dei ministri, come ha sottolineato Ricardo Levi. Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, ha proposto di chiedere a Gentiloni, Levi e al ministro Damiano, di convocare "una riunione a Roma in tempi brevissimi, capace di coinvolgere le associazioni dei giornalisti, l'ordine, il sindacato, le principali associazioni produttori e autori del cinema e della fiction italiana, le grandi organizzazioni sindacali tutte, per arrivare a definire per la prima volta, un piano d'azione positivo mediatico e culturale, per contrastare il tema del lavoro nero e della riduzione degli infortuni e delle vite precarie comprese quelle delle redazioni". Per Giulietti è necessario quindi promuovere una vera e propria campagna di Pubblicità Progresso, che parta in primo luogo dal servizio pubblico e che coinvolga tutti i media italiani, che incominci a fornire informazioni ampie sui diritti sulla legalità violata, sulle possibilità dei singoli lavoratori, anche extracomunitari, che talvolta sono i più indifesi, su come contattare gli ispettori del lavoro sulle sanzioni.
"Cioè - ha ribadito Giulietti - costruire una grande campagna sugli infortuni e sulle morti bianche. Per dirla francamente: se riuscissimo a dedicare un centesimo del tempo dedicato a Cogne, al grande tema delle morti bianche - ha concluso - potremmo fare sostanziosi passi avanti sulla tutela delle salute e della vita di molte persone".
 
I possibili tagli occupazionali del 15 per cento annunciati dagli editori italiani non trovano d'accordo il sindacato dei giornalisti, che promette una "dura opposizione", fino alla "disobbedienza civile". "Le affermazioni del presidente della Fieg Boris Biancheri - ha sottolineato Paolo Serventi Longhi, segretario generale della Fnsi - troveranno il sindacato pronto a reagire sul fronte della lotta, ma non solo. Penso che i massicci prepensionamenti e la riduzione degli organici dei giornalisti dipendenti sia un problema gravissimo, contro il quale noi arriveremo fino a soluzioni estreme, cioè alla disobbedienza civile". Il leader del sindacato unico di categoria ipotizza, quindi, il blocco degli stati di crisi, in tutte le sedi e maniere possibili.
"Abbiamo una legge - aggiunge ancora Serventi Longhi - per le procedure sindacali e gli stati di crisi, e quindi per i prepensionamenti. Non escludo un atteggiamento molto fermo, della Fnsi, in opposizione a questi tentativi di riduzione di costi dei giornalisti e di mancato rinnovo del contratto". Per il segretario della Fnsi "è inaccettabile l'atteggiamento degli editori italiani che, mentre bloccano le trattative del contratto, cercano di destabilizzare gli organismi di categoria, come quello della previdenza e, nello stesso tempo, annunciano tagli occupazionali addirittura del 15 per cento".

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