"Non sono deluso ma comincio ad essere ansioso". Così Paolo Serventi Longhi, segretario della Fnsi, il sindacato dei giornalisti italiani, ha definito il suo atteggiamento rispetto all'azione del governo Prodi, ad un anno dal suo insediamento, rispetto alla Rai, nel dibattito dedicato alla riforma del servizio pubblico televisivo che s'é tenuto alla festa della Cgil di Serravalle Pistoiese al quale ha preso parte il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni. Il segretario della Fnsi ha definito "ancora devastante la situazione della Rai". "C'é qualcosa di positivo - ha aggiunto - nel ddl Gentiloni per la riforma del servizio pubblico. Ma il problema non è tanto questa proposta di legge. Il problema è come la maggioranza e l' opposizione si confronteranno in Parlamento. Io vedo ancora forti tensioni di privatizzazione nell'opposizione ma anche nella maggioranza. Vedo tentativi di difendere comunque il controllo politico-partitico sul servizio pubblico. E questo è un elemento assolutamente negativo. Il Governo dopo un anno di vita dovrebbe dare un segnale forte. Vedo invece ancora mediazioni preoccupanti".
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"Negli ultimi anni la tv pubblica ha cominciato una brutta rincorsa alla tv commerciale. E in alcuni casi neppure ci si accorge della differenza. Si può discutere se sia giusta o sbagliata la moda dei reality ma la loro invadenza così grossa è un errore". Lo ha detto il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni alla festa della Cgil di Serravalle Pistoiese nel corso del dibattito su "Cambia la Rai cambia la comunicazione", al quale hanno preso parte, tra gli altri, il segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi e il parlamentare dell'Unione Beppe Giulietti. Gentiloni ha poi illustrato le finalità del disegno di legge predisposto dal suo ministero. "Gli obbiettivi - ha spiegato - sono tre: in primo luogo, una maggiore autonomia dal governo e dai partiti e un'uscita dalla lottizzazione che ha portato ad una degenerazione. Inoltre, vogliamo dare alla Rai un funzionamento efficiente che negli ultimi 15 anni non ha mai avuto. Per esempio, attribuendo al ruolo del direttore generale maggiore stabilità. In terzo luogo, intendiamo rendere la tv pubblica meno uguale a quella commerciale riducendo il peso della pubblicità per far sì che i programmi non siano determinati solo da ascolti e pubblicità. Non dico che la tv pubblica non debba aspirare a buoni ascolti e a buoni introiti pubblicitari ma se questi sono dominanti come nella tv commerciale la differenza non c'é più".
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