La commissione di Vigilanza metterà presto a punto nuove norme per la Rai riguardo alla par condicio sull'informazione nei periodi non elettorali, che modificherà quelle attualmente in vigore e che risalgono al 2003. In commissione è iniziato l'esame di una bozza di risoluzione, messa a punto dal capogruppo dell'Ulivo Fabrizio Morri, che disciplina la comunicazione politica fuori dalle campagne elettorali o referendarie. In particolare il testo messo a punto da Morri prevede che i programmi di contenuto informativo vengano ricondotti alla responsabilità dei direttori di testata, i quali devono assicurare "un'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche" e la "parità di condizioni" nell'esposizione delle opinioni politiche.
Si tratta di un orientamento che ricalca le disposizioni in vigore per le tv private nazionali, varate dall'Autorità per le Comunicazioni nel febbraio 2006.
Il nuovo regolamento, di cui oggi è solo iniziato l'esame, specifica meglio, rispetto all'atto di indirizzo del 2003, gli obblighi per "direttori, conduttori e registi": essi devono infatti osservare "ogni cautela" per "evitare che si determinino, anche indirettamente, situazioni di vantaggio per determinate forze politiche" e curano che "gli utenti non siano in condizione di poter attribuire, in base all'organizzazione ed alla conduzione del programma, specifici orientamenti politici ai conduttori o alla testata". Nuove norme anche per per i programmi di intrattenimento e di intrattenimento informativo (nuova definizione introdotta per la prima volta in un testo della Vigilanza per indicare le trasmissioni ibride, spesso al centro di polemiche).
Le norme del 2003 stabilivano che "la presenza dei politici va normalmente evitata" e comunque deve essere giustificata dalla particolare "competenza e responsabilità" sui temi trattati e inserita in una "finestra informativa". Le nuove norme in discussione introducono termini più stringenti: i politici possono partecipare ai programmi di intrattenimento "solo al di fuori dei periodi elettorali" e a certe condizioni, cioè all'interno di finestre informative e "attraverso la mediazione di un giornalista professionista", che eviti di creare situazioni di vantaggio per questa o quella forza politica e di suggerire al pubblico un particolare orientamento attribuibile al conduttore stesso o alla rete.
Inoltre la presenza del politico deve essere limitata a circostanze o argomenti sui quali lo stesso abbia competenze specifiche. Cioè, ad esempio, un ministro può intervenire per parlare di una materia attinente al suo dicastero, non su altro.
Nei prossimi giorni la Vigilanza proseguirà la discussione sul documento Morri e saraà ascoltata in audizione l'Autorità per le Comunicazioni, a cui spetterà comunque, di irrogare le sanzioni in caso di inadempimenti rilevati dalla commissione, come già avvenuto in passato.
Apcom